BITCOIN E CRIPTOVALUTE: QUANTO SI PAGA DI TASSE?
Il soggetto fiscalmente residente in Italia ha, ad oggi, diritto di acquistare, vendere, spendere e detenere criptovalute.
A tal fine egli può avere un numero indeterminato di “wallet”, ossia portafogli virtuali sui quali conservare le monete virtuali.
Ma quante tasse dovrà pagare in caso di acquisto? E in caso di vendita? E se realizza plusvalenze?
La questione è tanto complicata quanto interessante.
In prima battuta occorre sottolineare come ad oggi l’Agenzia delle Entrate non ha ancora inquadrato con precisione lo status giuridico delle criptovalute, a metà tra una moneta e un investimento finanziario.
La disciplina di gestione degli aspetti fiscali appare quindi al momento poco incisiva e derivante dall’applicazione di principi generali in materia di tassazione di investimenti.
In particolare, anche ai fini della dichiarazione dei redditi, il commercio di criptovalute è inquadrato dall’Agenzia come “redditi diversi” e conseguentemente ricondotto a tale disciplina (Risoluzione n. 72/E/2016).
In primis occorre precisare l’esistenza di una soglia di importo pari ad € 51.645,69, che rappresenta la soglia di giacenza media al di sotto della quale non vi è tassazione rispetto alle criptovalute.
Nessun importo da corrispondere per l’acquisto e la vendita se ci si trova al disotto di tale soglia.
Attenzione: il possesso di bitcoin e affini è comunque fiscalmente rilevante e deve essere inserito nella dichiarazione dei redditi, mentre il valore di soglia sopra riportato indica esclusivamente che non vi sarà tassazione diretta per importi al di sotto di questa soglia.
La soglia, chiaramente, non è su ogni singolo wallet, ma sul complesso dei wallet e conti correnti sui quali annualmente sono detenute le criptovalute.
In caso di plusvalenze derivanti da cessioni di criptovalute eccedenti la soglia degli € 51.645,69, allora tali importi saranno soggetti a tassazione pari al 26% e le eventuali minusvalenze realizzate potranno essere poste in compensazione con le plusvalenze realizzate ai fini di abbattimento dell’utile.
Cosa succede se, pur avendo un wallet non lo si dichiara?
A prescindere dagli importi detenuti il portafoglio virtuale deve essere inserito nella dichiarazione dei redditi per cui il soggetto fiscalmente residente in Italia che ometta tale dichiarazione potrebbe ricevere una lettera di compliance dall’Agenzia delle Entrate ed essere sottoposto a successivi accertamenti ed eventuali sanzioni.