Amministrazione di sostegno. Un aiuto al parente in difficoltà.
L’epoca dei social network ha contribuito ad alienare le persone e renderle sempre di più distanti.
La solitudine, che per i più è un ostacolo superabile, diventa un enorme problema per chi non è in grado di gestire i propri interessi in autonomia. Che cosa può fare il parente preoccupato?
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Per la persona che ha problemi fisici o psicologici che gli rendono difficoltose le attività di ogni giorno l’ordinamento offre diverse soluzioni.
In caso di disabilità lieve, problematiche dovute all’anzianità o dipendenza da sostanze, il parente assiste spesso senza potere fare nulla di concreto per aiutare.
E’ molto difficile, infatti, riuscire a fornire un aiuto stabile e sistematico senza poter giustificare il proprio ruolo.
A tal fine esiste nell’ordinamento l’amministrazione di sostegno, istituto introdotto di recente e che sempre di più sta diventando popolare.
Con l’amministrazione di sostegno il parente può fare ricorso al giudice e farsi nominare amministratore della persona in difficoltà.
Questa figura, si badi bene, non diventa un badante o un padrone dell’amministrato, ma offre un aiuto concreto e sensibile alla persona in difficoltà (ma non completamente incapace di intendere e volere).
La procedura è molto semplice: si ricorre al giudice tutelare del luogo dove è residente l’amministrato, sollevando le problematiche delle quali è affetto il soggetto e domandando di essere nominato amministratore.
Il giudice, sentito il soggetto in difficoltà, nominerà l’amministratore, fornendo tutte le istruzioni su come gestire i conti correnti e i beni del soggetto.
Ovviamente la persona ideale a fare l’amministratore di sostegno è il parente stretto, figlio, genitore o coniuge, il quale in modo disinteressato e trasparente inizierà la propria attività per fornire un aiuto (appunto, un sostegno) al parente in difficoltà.
L’amministrato ha voce in capitolo?
Certamente! La legge vede con fiducia la figura dell’amministrato e gli consente anche di nominare in anticipo, qualora fosse necessario, il proprio amministratore di sostegno, identificando un parente o anche un estraneo.
L’amministratore, poi, a seguito della nomina, dovrà attenersi alle indicazioni del giudice e compiere gli atti indicati nel decreto di nomina come pagare l’affitto e le bollette per l’amministrato, utilizzando i fondi dell’amministrato sotto il rigido controllo del giudice.
Ogni anno, infatti, l’amministratore deve fornire il rendiconto dell’attività svolta per conto del parente.
Per tutto ciò che non è attribuito all’amministratore di sostegno, invece, l’amministrato mantiene la sua libertà.
L’amministrazione di sostegno quindi è un mezzo utile per affiancarsi al parente senza risultare invadenti, lasciando la libertà e l’orgoglio a una persona che magari, a parte l’età avanzata, sta bene ed è in grado di svolgere gran parte delle attività della giornata.
Nella società di oggi, però, che presenta truffe e problematiche all’ordine del giorno, è utile sapere di potere fare conto su una persona vicina, che discretamente ci aiuta e fa il nostro bene.